lunedì 12 gennaio 2009

Ricordando Faber: fainâ de çeixai

Farinata
Certo, non sarò la prima genovese ad avere un pensiero in memoria di Fabrizio de Andrè, ma in un certo senso DEVO. Non è nelle mie abitudini elevare artisti o cantautori su un piedistallo (a parte brevi parentesi di follie adolescenziali :), ma in questo caso si va oltre. Oltre le classificazioni di genere, oltre le note in sè stesse, oltre qualsiasi parametro di giudizio. Mi sono fatta l'orecchio alle poesie di De Andrè già da bambina, ma ovviamente senza comprenderle nè apprezzarle in modo particolare. Solo dagli anni del liceo in poi, ho iniziato davvero a capire e lasciarmi portare dalle note. Senza parlare degli anni in cui, vivendo a Torino, ad ogni traccia ascoltata con le mie cuffiette sul treno immerso nella nebbia sentivo di portarmi dietro un pezzetto di Genova. Ieri sera, quasi incredula, ho sentito un magone salirmi in gola durante la canzone suonata all'unisono "Amore che vieni, amore che vai", non so, una sensazione strana, come leggere la lettera di un amico lontano.
Da poco ho scoperto anche George Brassens, molto affine a Fabrizio nel descrivere personaggi, situazioni e sensazioni: da qualche tempo "Les passantes" è diventata un po' la preferita, se mai ci sarà una preferita. Arrivare sempre un momento dopo, lasciar fuggire le occasioni per troppa prudenza (o troppa timidezza?), limitarsi a osservare e fantasticare.....c'est moi!

Alors, aux soirs de lassitude,
Tout en peuplant sa solitude
Des fantômes du souvenir,
On pleure les lêvres absentes
De toutes ces belles passantes
Que l'on n'a pas su retenir.

Allora nei momenti di solitudine
quando il rimpianto diventa abitudine,
una maniera di viversi insieme,
si piangono le labbra assenti
di tutte le belle passanti
che non siamo riusciti a trattenere.

Chi volesse ascoltarla, la trova qui
Io, nel mio piccolo, lascio qui la ricetta della farinata così come la faccio io, dopo diversi tentativi più o meno disastrosi; un omaggio alla genovesità che credo rimarrà sempre parte di me (anche grazie alle canzoni di Fabrizio de Andrè).

Farinata di ceci
Ingredienti
farina di ceci 170g
acqua 600 ml
olio extravergine d'oliva 60 ml
sale 5g
rosmarino

Stemperare nell'acqua la farina di ceci, aiutandosi con la frusta. Aggiungere il sale e volendo un po' di pepe nero. Coprire e far riposare questa pastella almeno 2 ore. Oliare generosamente una teglia larga e bassa in rame o alluminio (il materiale di cottura è fondamentale, deve condurre il più possibile il calore ed essere sottile; alla peggio usare le teglie usa e getta in alluminio). Riscaldare il forno a 210°. Riprendere la pastella, mescolarvi l'olio e versare nella teglia ad uno spessore non superiore ai 6-7 mm. Si osserverà che l'olio tende a salire in superficie: questo è fondamentale per la formazione della crosticina superiore in cottura. Cospargere di rametti di rosmarino o a piacere cipolla a fettine sottili, infornare per una buona mezz'ora. Se tendesse a colorirsi troppo, abbassare il forno a 190° verso fine cottura. Va servita fumante, magari con un bel gotto di vin gianco.


2 commenti:

  1. Ma ciao tesoro!!!
    Finalmente trovo 10 minuti per gustarmi le tue ultime ricette, le tue nuove foto e questo meraviglioso post che un pò mi appartiene!
    La ricetta della farinata la trovo perfetta, ma riesci a cuocerla nel forno casalingo!? Io da quando mio padre ha fatto buttar giù il forno a legna non riesco più a far nulla di degno! Ma la primavera è vicina ed un nuovo forno a legna prenderà forma davanti alla mia porta di casa!!! :-) Un bacio e buon 2009!!!

    Sere

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  2. Ciao Sere e buon anno anche a te! Guarda, dopo parecchi tentativi falliti ora mi trovo bene usando una grande teglia di alluminio rotonda coi bordi bassi, un po' come quelle che vedi nelle sciamadde. Soprattutto, forno a massima potenza e ventilato! Ma sicuramente nel forno a legna è tutta un'altra cosa...

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